Dancalia

La proiezione è presentata dal geologo Aldo Bariffi che in due diverse occasioni ha avuto modo di recarsi in questa particolare regione: la prima al seguito di una spedizione scientifica internazionale nel 2003 e la seconda effettuata con mezzi minimali e all’insegna dell’avventura nel 2009.
      
La Dancalia è un territorio compreso tra la fascia costiera eritrea e i contrafforti dell’altopiano etiopico e si allunga da Massawa a Djibuti, con una larghezza media di 150 Km. Si tratta di un deserto spietato ed esaltante. Una delle terre più aspre e inospitali della terra. Le temperature medie annue raggiungono valori superiori ai 35-40° e negli anni ‘60 erano state registrate le temperature più alte del pianeta con 62° a Dallol, naturalmente all’ombra, si fa per dire, visto che in Dancalia è impossibile trovarne.
 
La Dancalia è anche il sogno di ogni geologo. La Rift Valley penetra, attraverso le coste dell’Eritrea e di Gibuti, in Africa, qui si incrocia con la fossa che risale da Aden e riparte verso il Kenya e il Mozambico; la regione è nota come il triangolo dell’Afar, lo snodo di una ferita immensa della crosta terrestre destinata a non rimarginarsi mai. Anzi, fra 30-50 milioni di anni, l’intero Corno d’Africa sarà andato in frantumi e la piattaforma somala non sarà più agganciata al continente, ma navigherà, al pari del Madagascar, in mezzo all’oceano indiano. Il deserto dancalo è una terra in perenne e rapida mutazione e se ne avvertono le trasformazioni e le tensioni nell’arco delle ore e dei giorni, dalla catena vulcanica dell’Erta Ale con il suo lago di lava, alle allucinanti visioni multicolori della Piana del sale. Qui siamo nelle più profonde depressioni terrestri (fino a –160 m) e ciò che vediamo è la terra superstite dello sprofondamento del mar Rosso. Circa 1 milione di anni fa il mare penetrò con forza nelle fratture dell’altopiano, ma, alle sue spalle, violente eruzioni sigillarono i varchi in cui il Mar Rosso si era incuneato. L’acqua evaporò e rimase solo una vastissima distesa di sale con spessori di oltre 3000 metri, il che equivale a dire 3 cm di sale all’anno per 100.000 anni. La Piana del Sale è il cuore dell’inferno dancalo, annunciato dalle maestose colonne di Dallol, al termine degli intransitabili cammini che scendono da Makallè e dalle highlands etiopiche. Qui esplodono continue manifestazioni eruttive e la concentrazione dei sali è talmente elevata che anche la poca umidità dell’aria cristallizza sottoforma di brine di sale…